NOTE TRA LA GENTE: Nicola Fabbroni

 

(Incontro del 2013)

 

Le bande musicali marchigiane risultano  tra le migliori nei concorsi nazionali e spesso vengono chiamate per esibizioni all’estero. Nicola Fabbroni, Presidente dell’Associazione Regionale si e ci racconta.

“Penso che la musica sia una parte integrante della vita di ognuno di noi; non credo ci sia espressione umana, presa singolarmente, che possa avvicinarsi all’universalità, all’immediatezza, all’efficacia di un ritmo o di una melodia quando si vuol trasmettere un pensiero o uno stato d’animo.

Credo che la musica sia scritta nella doppia elica della specie umana, così come il colore degli occhi, della pelle o dei capelli, per cui se tre semplici parametri combinati nella giusta sequenza danno vita alle specie più disparate figuriamoci la combinazione studiata delle sette note. I generi di questo mondo sconfinato spesso ci accompagnano per tutta la vita, a meno che, durante il percorso, incontriamo qualcuno che ci apre gli occhi, o meglio gli orecchi, e ci introduce in universi paralleli. A quel punto si palesa davanti a noi una nuova realtà e, se si vuol crescere culturalmente, il fenomeno va preso in considerazione e possibilmente assimilato.

Personalmente, con il tempo, ho preso in considerazione diversi stili musicali e le diverse formazioni che potessero eseguire determinati generi, ma quasi mai m’ero accostato con interesse a quel grande movimento rappresentato dalle bande e, come sempre, quando si ignora qualcosa si sbaglia.

Chi svolge un’attività come la mia sa bene quanta gente si conosca tramite gli amici e gli amici degli amici. Qualche tempo fa, uno di questi, mia ha presentato un distinto signore che ho scoperto essere il presidente regionale dell’ANBIMA (Associazione Nazionale Bande Italiane Musicali Autonome) e, naturalmente, mi sono fatto spiegare come si svolge la sua attività e il movimento che rappresenta.”

“Innanzi tutto Nicola, parlami di Nicola, del Nicola presidente dell’ANBIMA.”

 

 

“Penso di essere arrivato a questo incarico per puro caso. Sono  originario di Caldarola, dove ho vissuto fino all’età di 23 anni. Una volta laureato in giurisprudenza all’Università di Camerino, nel ’60, cominciai a guardarmi un po’ intorno per cercare uno sbocco che mi permettesse di evadere dalla stretta realtà che il paesino dell’entroterra era obbligato ad offrirmi; era la mia terra e la mia casa, ma professionalmente parlando non vedevo molte opportunità in quel luogo.

Un allora deputato del Consiglio dei Ministri  mi propose di seguirlo a Roma in qualità di suo segretario particolare e, ovviamente, non mi feci scappare l’occasione. Dopo due anni di permanenza nella capitale decisi di ritornare nelle Marche e, grazie anche all’aiuto di quel deputato, trovai subito impiego ad Ancona, in una istituzione regionale. Dovevo rimanerci per qualche mese, invece c’ho trascorso tutta la carriera. In 35 anni ho ricoperto le cariche più svariate: consigliere, amministratore, vice presidente, presidente e sono stato anche sindaco del mio paese per 10 anni. Quando nel ’99 sono andato in pensione pensavo di aver dato tutto quello che era nelle mie potenzialità e mi stavo preparando ad un tranquillo periodo di riposo, durante il quale un uomo tira le somme e prova a dare un senso alle proprie esperienze.

Evidentemente il destino aveva altri piani.

Fui coinvolto da Diego Terzoni, un amico che conoscevo da sempre, allora presidente dell’ANBIMA ed uno dei fondatori nazionali dell’associazione, in una serie di manifestazioni alle quali lui doveva necessariamente presenziare. All’inizio mi limitavo ad accompagnarlo, scherzosamente mi definivo il suo autista, ma poi, piano piano, la cosa si fece più seria. Nel 2001 il povero Diego fu vittima di una grave patologia e di li a poco venne a mancare; era stato per 40 anni la colonna portante del movimento musicale popolare regionale e nazionale, dunque la sua scomparsa lasciò un grande vuoto. Qualche tempo dopo si riunì il direttivo e, all’unanimità, decise che dovevo essere io il successore. La cosa mi prese un po’ alla sprovvista, ma poi pensai che forse ero l’uomo che conosceva meglio il suo modo fare e di portare avanti le sue idee. Così, dopo alcune riflessioni, decisi di accettare l’incarico, anche per dare seguito all’enorme lavoro da lui svolto in tanti anni.”

“Cos’è una banda, intendo dire cosa rappresenta per te la banda?”

 

 

“La considero un fenomeno sociale; la banda, oltre che una formazione musicale, è un momento d’aggregazione, di condivisione, di integrazione. Le bande sono antichissime e identificano la tradizione culturale di ogni paese. Conferiscono identità ad un luogo e ai suoi abitanti; senza l’accompagnamento della banda le manifestazioni di qualsiasi carattere sarebbero monche. Nelle marche ne abbiamo 128 regolarmente iscritte ed alcune rappresentano il meglio del meglio. Le formazioni variano dai venti ai settanta elementi; purtroppo il fenomeno è più sentito nei piccoli centri che nelle città con un più alto numero d’abitanti, per il semplice fatto che gli amministratori dei grandi agglomerati urbani preferiscono concentrare le risorse su manifestazioni più snob, direi più globalizzate, dimenticando che se non si conservano le proprie origini si rischia di sprofondare nell’anonimato.

Questi 12 anni sono stati spesso contrassegnati da lotte, anche muscolari, per mantenere vivo l’interesse della popolazione e degli amministratori. Ti racconto un episodio: qualche tempo fa la Regione non voleva più stanziare fondi per il rimborso spese dei maestri che tengono in vita le bande musicali; ricordiamoci che sono loro la linfa vitale delle bande. Andai dall’amico Spacca, il nostro Governatore, e gli dissi: Bene, ne prendo atto, visto che non ho altri strumenti per ottenere un minimo di riconoscimento ora vado via, ma sappi che tra qualche giorno tornerò sotto questo edificio con una ventina di bande ed eseguiremo una marcia funebre per decretare la scomparsa delle bande.

Non so come mi venne pensato, ovviamente non volevo minacciarlo, era il semplice sfogo di un presidente d’associazione che voleva tutelare un movimento che coinvolge tante belle persone, dai 7 ai 90 anni. Solo qualche giorno dopo mi resi conto che avevo colpito nel segno; fu Spacca stesso a riaprire un capitolo per assegnarci un fondo, modesto, ma sempre meglio che niente. Un ringraziamento lo devo anche ai tanti Comuni che ci mettono a disposizione locali, elettricità e riscaldamento; senza il loro appoggio non ce la faremo sicuramente.”

Ti capisco Presidente perché per l’editoria le cose non vanno diversamente; se non ci fossero le aziende private che sostengono certi tipi di iniziative, probabilmente molti di noi dovrebbero rinunciare ai propri sogni.

D’0ra in poi anche io sarò più attento alla realtà delle bande musicali che, per semplice ignoranza, per tanto tempo ho trascurato.

Un buon lavoro Nicola, e un abbraccio.

 

Mamo