A VOLO DI FARFALLA: Paolo Principi

“…a quel punto segui la tua strada e la passione fa il resto” P.P.

Quattro chiacchiere con Paolo Principi, atleta della Nazionale Italiana di Ginnastica Artistica, Campione Italiano della specialità. ( incontro avvenuto nel Giugno del 2013).

A volte capita di trascorrere giornate massacranti, durante le quali ci si imbatte in gente e situazioni che non hanno niente a che vedere con la leggiadria e con il tuo modo d’intendere l’esistenza. Aspetti in apnea che arrivi la sera per riaprire il portone di casa, abbandonarti al conforto della tua poltrona espirando l’ultimo residuo di gas venefico che per ore ha minacciato il tuo sistema immunitario, e tornare ad espandere i polmoni.
Non è una questione di tempra. Puoi essere allenato quanto vuoi, ma giorni così esistono eccome; ti mandano in saturazione, e devi uscirne il prima possibile.
Quel pomeriggio, ormai tardo, sulla via del ritorno avevo ancora un appuntamento con un personaggio, un atleta, e poi sarei tornato finalmente nella mia tana.
Appena sceso dall’auto mi venne incontro lui: “Massimo?” “Sì, ciao.” “Piacere, Paolo.”
Quell’approccio, quella stretta di mano garbata ma energica, la simpatia del suo sguardo commutarono lo switch del mio umore con la medesima velocità tipica degli interruttori. M’accorsi di colpo che era una gradevole serata di fine giugno, l’aria tiepida, e una porzione di cielo si stava colorando di un tenue arancio. Ci mettemmo seduti all’esterno di un locale e iniziammo a conversare.

“So che tra qualche giorno parti per i Giochi del Mediterraneo, ma a parte questo….Mi racconti un po’ di te?”

“Sì, infatti. Mi trovi in tuta perché sono appena uscito dalla palestra; ultimi allenamenti, poi si va.
Ho iniziato che avevo cinque anni, stimolato da mia sorella Chiara che già praticava ginnastica. A otto anni le prime gare con un gruppo di amici con i quali mi allenavo, tra i quali un ragazzo che attualmente è istruttore nella palestra dove mi preparo, e Andrea Cingolani, medaglia di bronzo agli Europei di Mosca.
A sedici anni l’esordio in Azzurro, come junior, in un incontro Italia-Norvegia, uno degli appuntamenti classici che si svolgono tutti gli anni. Da quel momento il gruppetto di amici è diventato una vera e propria squadra e, anno dopo anno, gara dopo gara, siamo arrivati a questo 2013 nel quale abbiamo vinto lo scudetto nel Campionato A1.
La cosa bella è che l’organico è tutto marchigiano. Sono un atleta dell’Areonautica Militare ma sono tesserato Virtus, la qual cosa mi riempie d’orgoglio. L’anno prossimo, per rafforzare ancor più la squadra, entrerà a far parte del nostro team anche un ragazzo di Porto San Giorgio, Paolo Ottavi che ha partecipato alle Olimpiadi di Londra.”

“Cuore, muscoli e testa ti hanno permesso di raggiungere livelli che fanno di te uno dei ginnasti più rappresentativi della nostra Nazionale. Gareggi nelle competizioni dove sono presenti gli atleti più forti al Mondo. Come si arriva così in alto?”

“Ovviamente quello che fai ti deve piacere da matti, è la tua vita, ma non è stato sempre facile mantenere la concentrazione necessaria per praticare questa disciplina al top. Quando sei molto giovane le distrazioni sono sempre in agguato e….non è facile. All’età di quindici anni, per esempio, giocavo anche a pallone e la palestra non mi vedeva tutti i giorni. A volte dipende da chi frequenti, da cosa fanno i tuoi amici. Quelli sono momenti nei quali è facile perdersi. Fortunatamente l’anno dopo è arrivata la prima grande competizione che mi ha convinto a scegliere, lì ho capito che la ginnastica era una parte di me; a quel punto segui la tua strada e la passione fa il resto.”

“L’attrezzo che preferisci?”

“Corpo libero e sbarra mi danno tanta adrenalina, anche se ultimamente mi sto concentrando particolarmente sul cavallo, un attrezzo che può portarti in Paradiso o distruggerti.”

“Mesi di intensissimi allenamenti nell’oscurità della palestra lontani dagli occhi di un mondo interessato unicamente al risultato finale, noncurante dello svolgimento dell’equazione, poi arriva il giorno della gara, si eccitano i gas dei potenti riflettori che fanno giorno sulla pedana e in un soffio di secondi dovete rendere conto di voi stessi, dimostrare chi siete. L’adrenalina di cui mi parli è fondamentale, questo lo so, ma l’emozione la gestisci? Come fai?”

“Anche se un atleta ha gareggiato per anni, gli attimi che precedono l’esercizio sono indescrivibili. Dipende anche dall’attrezzo. Alla sbarra, per esempio, se vai su carico come uno schioppo può essere utile, ti da l’abbrivio necessario per metterti subito in frequenza finché non vai in automatico; a quel punto anche se ci sono 5000 spettatori sugli spalti rimani solo tu e il tuo attrezzo. E’ come essere dentro una bolla, ciò che è esterno non esiste più.
Sul cavallo è diverso. Se i muscoli delle braccia tremano per la troppa adrenalina è la fine, sbagli tutto. Quella dell’emozione, ogni volta, è una sfida ulteriore, non la si controlla mai completamente. La risposta psicologica nel nostro sport, e penso sia così anche negli altri, è determinante. La preparazione atletica dei ginnasti che raggiungono i vertici più o meno si equivale. A pari livello è lo spirito che decreta vittoria o sconfitta, è una questione di testa.”

Sono convinto che la società abbia un’enorme necessità di ragazzi come Paoletto, giovani eccezionali, semplicemente determinati, motivati a perseguire obiettivi onestamente elevati, la cui combustione interna permette loro di vivere un’esistenza stracarica di significato. Ragazzi così dovrebbero essere l’archetipo di riferimento per i piccoli che frequentano le elementari, allora sì che la scuola svolgerebbe il ruolo che si propose d’avere.
Quando ci siamo salutati m’ha stretto la mano e ringraziato più volte per l’incontro….come se il fenomeno fossi io. Non ci si crede!
Un abbraccio Paoletto…ciao Campione.

Mamo