SOGNARE, E POI VOLARE: Giampiero Simoni

Sono tanti gli ingredienti che fanno di un uomo un campione, la meno sospetta è la modestia.
Fateci caso. I grandi, quelli veramente grandi, nonostante abbiano dato dimostrazione del loro valore, difficilmente se la tirano, anche se all’apparenza possono sembrare scostanti. Il fatto è che sono talmente concentrati nel loro mondo che a volte neanche s’accorgono di ciò che li circonda. Sono costantemente proiettati nel miglioramento del loro stato, delle loro conoscenze, delle loro capacità, perché si rendono conto che tutto è perfettibile, anche se si è diventati bravi bravi. Poi invece, quando si rilasciano, scopriamo che sono di una disponibilità unica, e che forse c’eravamo sbagliati nel valutarli in un primo momento. I Grandi sono sempre dei modesti, altrimenti non cercherebbero il miglioramento.

Riincontrare Giampiero dopo circa trent’anni è stata una piacevolissima sorpresa. L’avevo conosciuto che era poco più di un bambino, quando la domenica mattina lui e tanti altri cuccioli scatenati facevano a sportellate con i loro go-kart sui circuiti dove noi più grandi avremmo gareggiato nel pomeriggio. Da allora ne ha fatta di strada, per lo più dai due ai trecento all’ora.

Aveva 12 anni quando una domenica d’inizio estate, mentre era a pranzo con il papà in un ristorante di Servigliano, sentì rombi di motori provenire dall’esterno. All’epoca il paese del fermano organizzava ogni anno una corsa di kart che si svolgeva tra le vie della periferia, che richiamava un nutrito stuolo di partecipanti e spettatori. Noi della Senior o della Super c’andavamo sempre volentieri, non tanto per i premi in palio, ma perché in quella zona si mangia molto bene e non era escluso un “fidanzamento”, vista la propensione delle fanciulle di quel territorio ad essere sensibilizzate dal “fascino” del pilota. Della serie: – Rischio la pelle, vedemo se te ‘cchiappo. –

Giampiero volle assistere a quella corsa e si emozionò talmente tanto che tornato a casa la sera sfinì il padre affinché glie ne comprasse uno di quei giocattoli a quattro ruote.
L’indomani era a Colmurano con il papà, da Vincenzo Compagnucci ( non lo vedo da una vita), storico fornitore dell’epoca per noi ‘ntronati della velocità. Preso un 100 c.c. Cadetti cominciò a girare nel tortuoso circuito di quel paese, una sinuosa striscia d’asfalto che si snodava tutt’intorno una fabbrica di giocattoli, il cui proprietario era anche lui un “malato” delle corse: Ruggero Ruggeri, altro grande amico.

E’ così che iniziò la carriera di uno dei più forti piloti d’automobilismo italiani. Era il 1982.
L’anno successivo, ogni domenica, nelle gare Nazionali, sul gradino più alto del podio della 100 Cadetti si alternavano due giovani piloti: Giampiero Simoni e Gianni Morbidelli.
Anni dopo si ritroveranno entrambi a “lavorare” nella scuderia più prestigiosa al mondo, in Ferrari.

Nell’86, dopo una stagione strepitosa conclusasi nell’ultima gara, arrivò 2° nel Campionato Italiano, dietro un certo Alex Zanardi.
Quando si arriva ad un certo livello, in tutti gli sport, ma in quelli motoristici ancor più drasticamente, bisogna operare una scelta.

Continuare vuol dire fare di quello sport la propria professione, oppure bisogna smettere perché non si ha più niente da dimostrare né agli altri, e tanto meno a se stessi. Ripetere esperienze già vissute senza la speranza di un futuro più stimolante non diverte più.

Chi corre, o ha corso, lo sa. Per praticare sport con i motori bisogna essere equipaggiati con dei componenti imprescindibili. Testa, cuore, fegato e un organo esogeno in piena salute: un portafoglio della madonna.

Papà Simoni aveva già sborsato tanto denaro, e anche se i risultati erano eccellenti, partecipare ai massimi Campionati sarebbe stata veramente dura. Trovare degli sponsor neanche a pensarci perché i mecenati si presentano quando ormai non ne hai più bisogno, vecchia storia.

Mentre si ragionava sul da farsi, la Provvidenza fece squillare il telefono. Era un responsabile della PCR, una squadra corse costruttrice di telai, che proponeva a Giampiero un ingaggio per la stagione successiva: mezzo, assistenza, e un piccolo stipendio assicurato. Yeaah….Si va!

Dominò il Campionato Europeo 1987 fino all’ultima gara quando, a 4 giri dal traguardo e alla conquista del titolo, la ruota anteriore sinistra si staccò dal mozzo mentre percorreva una curva a tutta. Si scoprirà poi che era stata fissata dal meccanico. Chissà in quale lager lo mandarono quel povero meccanico?

Da vice campione europeo qualche settimana dopo si presentò ad Hong Kong per la corsa iridata, con una voglia matta di pareggiare i conti con la fortuna. Stavolta la Dea bendata prese finalmente posto sugli spalti, e Giampiero si laureò Campione del Mondo, classe 135 c.c.
L’anno successivo confermò il suo talento, ma fece secondo al foto-finish con Mike Wilson, che di Mondiali ne ha vinti 7.

Nell’89 si trasferì in Inghilterra per disputare la Formula Ford come pilota ufficiale della Camel, ottenendo ottimi risultati. Piazzamenti, podi e vittorie lo condussero anche a disputare 2 campionati di Formula 3 con la Dallara-Alfa, fino a che, nel ’92 e nel ’93, approdò nella massima categoria propedeutica per correre in Formula 1: la Formula 3000, con una Reynard motorizzata Judd.

Teoricamente sarebbe dovuto scivolare su un sedile di Formula 1, ma per far parte del Circus il talento non basta. Oltre che essere tra i più forti al mondo devi avere le giuste “amicizie”, preferibilmente ricche da fare schifo… Giampiero non le aveva.

Nel ’94 passò al Campionato Turismo, pilota ufficiale Alfa, in coppia con Gabriele Tarquini, e nel ’95 con Derek Warvick, disputando gare Internazionali e il DTM tedesco. Anche in quelle stagioni sempre in lotta per i vertici delle classifiche.

Le ultime competizioni ad altissimo livello nel ‘96/’97 in Giappone su una Toyota GT3 con Wain Gardner, il pluricampione delle “500” che smesso il Motomondiale si dedicò alle corse con le auto.

Adesso Giampiero fa l’istruttore di guida veloce, attività che aveva iniziato quando ancora correva. Dal ’90 porta vanti, con Andrea De Adamich, corsi di guida sportiva per clienti Alfa, Maserati e Ferrari. Gira il mondo e rende abili i facoltosi appassionati di auto sportive.

M’ha raccontato che spesso s’incazza con i “facoltosi” de ‘sto mondo che si possono permettere auto da sogno, ma che poi, una volta portati in pista…….Eh, certo. Con i soldi si può comprare quasi tutto, meno i fondamentali…come il manico, per esempio….ahahah…..

Un abbraccio Giampiero, ci vediamo presto Campione!

Mamo