L’ARMATORE FILOSOFO: Marco Serafini

Due chiacchiere con un uomo che prima di vincere un mondiale ha vinto se stesso.
( L’incontro in questione è avvenuto circa tre anni fa).

Che la vita sia fatta di decisioni è un’affermazione che non credo si possa mettere in dubbio, ma alcune scelte presuppongono una notevole dose di “consapevolezza”, ciò che comunemente viene definito coraggio. Apprezzo gli uomini che nel turbinio della loro esistenza hanno la forza di ascoltare i loro pensieri e, se necessario, invertire la rotta.

“Marco, nel 2013 sei diventato Campione del Mondo di vela d’altura gruppo A classe ORCi; hai sempre navigato?”

“Tutt’altro, è una passione nata circa 8 anni fa. Quando ero giovane praticavo sport a livello agonistico ma in una disciplina totalmente estranea alla vela. Facevo gare di motocross. A venti anni, quando ormai papà ne aveva 64, fui costretto ad abbandonare tutto e prendere le redini dell’azienda di famiglia. Per due decenni, probabilmente spinto da quella voglia di ottenere risultati sempre maggiori, ho lavorato notte e giorno senza mai risparmiarmi fino a che, intorno ai 40 anni, c’è stata la svolta.”

“Una crisi? Di quelle che capitano più o meno ogni 10 anni?”

“Diciamo che è stata colpa, o merito, di un libro di un brasiliano. Me lo aveva regalato un amico e dopo averlo letto ho deciso di cambiare. L’autore aveva intervistato i più affermati imprenditori
americani ormai arrivati ad una certa età, quando ormai avevano dato tutto e non avevano più niente da dimostrare. La domanda più frequente che lo scrittore poneva ai magnati era:- Se potesse tornare indietro di 30 anni, cosa cambierebbe della sua vita?- quasi tutti risposero che avrebbero dedicato più tempo a quegli aspetti dell’esistenza che ciecamente avevano trascurato per rincorrere il successo economico. Mi piace pensare che quel libro fu la scintilla che diede fuoco alle polveri che custodivo nel mio intimo. Di li a poco decisi di smettere di lavorare. Capii che era arrivato il momento di delegare la conduzione dell’azienda a persone che mi erano vicine, delle quali mi fidavo, e impiegare le mie energie nell’attuazione di tre obbiettivi: più cura di se stessi e della propria salute, più attenzione ai propri affetti, e il corretto utilizzo del tempo. La società nella quale siamo stati allevati ci ha convinti che con il denaro si possa acquistare la felicità; ho sperimentato sulla mia pelle quanto sia distante questo concetto dalla verità.”

“Alla vela come ci sei arrivato? Perché la vela e non , che so io, l’esplorazione dell’Amazzonia?”

“E’ stato un caso. Fui invitato da un amico che possedeva una barca a trascorrere qualche giorno in crociera. Quando mi sono imbarcato lo presi come un gioco e non avrei mai sospettato, io che possedevo una vena motoristica, che la vela potesse procurarmi tanta adrenalina. Quella prima esperienza mi fece riflettere ulteriormente. Staccarmi dal mondo dell’imprenditoria non era stata una decisione facile da prendere, le abitudini sono difficili da eliminare. ma il mare mi fece capire che era stata la scelta giusta. Viviamo in un contesto malato, che ci illude continuamente che denaro e potere facciano di un uomo un grande. Io ci sono passato e ti assicuro non è così. Quando hai una certa disponibilità economica sei convinto di poterti permettere qualsiasi cosa, ma una volta soddisfatta l’esigenza del momento il senso di insoddisfazione paradossalmente aumenta, perché vuoi di più, ti stanca subito. Comunque sai dentro di te che ciò che hai ottenuto non è frutto di un tuo merito, ma del denaro. Chiunque con un portafoglio gonfio si sarebbe potuto permettere la stessa cosa. Non ci sono qualità personali. Solo denaro.
In barca non è così; in mezzo al mare soldi e potere non hanno nessun valore. Non puoi scendere a compromessi con la Natura. O sei bravo oppure Lei ti bastona. Dopo quel primo approccio iniziai con una mia barca un periodo di crociere durato circa 5 anni. Visti dall’esterno quegli anni sembrano che io mi sia dedicato alla pazza gioia, ma chi conosce il mare sa quanta esperienza sia necessaria per affrontare la navigazione e quanta modestia ci voglia per imparare a destreggiarsi. Questo sport, come tutti gli sport, ti riporta con i piedi per terra, ti sbatte in faccia i tuoi limiti e ti pesa per quello che sei.”

 

 

“Quello che mi dici mi riesce facile da capire. Ho avuto la fortuna di conoscere tanti “speciali” come te, dunque conosco i vostri ragionamenti. Dimmi piuttosto come hai trasformato un gioco in un titolo Mondiale in meno di dieci anni.”

“Penso di essere stato mosso da quello spirito del fare che da sempre contraddistingue la gente della nostra terra: ingegnarsi per affrontare le sfide ritenute impossibili. Il Club Vela di Civitanova Marche è un circolo storico, del 1949, nel quale si sono formati Campioni Mondiali e Olimpici. Avere un background del genere ti da tanta forza, è uno stimolo potente. Con TYKE avevo già realizzato delle belle imprese, tra l’altro anche 3 attraversate oceaniche, dunque mi sentivo pronto per affrontare la prova suprema, il Mondiale. A fine settembre 2012, parlando con l’amico Gabriele Giardini, esperto PR e pazzo scatenato come me, decidemmo di tuffarci nell’avventura. Riuscimmo nell’accordo di utilizzare USA 17, un monoscafo che Oracle aveva preparato di riserva qualora non fossero stati utilizzati i catamarani nell’America’s Cup. Subito dopo Gabriele si occupò di “costituire” l’equipaggio contattando miti internazionali della vela ma anche lupi di mare nostrani, tant’è che nel team composto da 14 velisti, 7 di loro provengono da Civitanova e da Ancona. A Marzo 2013 eravamo già in acqua per gli allenamenti, lunghi e meticolosi, perché HURAKAN è una barca perfetta, ma che presuppone un equipaggio di professionisti altamente affiatati. E’ come se possedesse un’anima, percepisce l’unità di chi ci sta sopra. Dopo qualche regata di rodaggio a Giugno, abbiamo affrontato il Mondiale. Considerando l’altissimo livello delle imbarcazioni e degli equipaggi che abbiamo dovuto avversare, quel titolo penso che l’abbiamo vinto all’ultimo metro. Non ci credevamo! Se tu ora, a distanza di un anno, mi chiedessi qual è stato il segreto per realizzare una tale impresa, ti risponderei che tutto è accaduto per una concomitanza di eventi eccezionali: uomini, imbarcazione, organizzazione, strategie, tattiche, forza muscolare, intelligenza, esperienza, capacità d’adattamento, sacrifici, volontà, tutti elementi che ci hanno permesso di realizzare il nostro sogno. Ora quel titolo è nostro, ma il futuro ci aspetta con nuove sfide e nuove opportunità per metterci alla prova e verificare se siamo degni di essere i Campioni del Mondo, e t’assicuro che anche in questo caso non saranno i soldi a fare la differenza.”

Quando si dice essere in grazia di Dio.
Una frase di Régis Debray: “L’unità fra la teoria e la prassi non è una fatalità, ma deriva da una lotta e nessuna lotta è già vinta in partenza, e se questa unità non si realizza nel corso della lotta, non si realizzerà mai.”
Buon vento!…..daje che non è vero che porta sfiga….Un abbraccio Marco.

Mamo