I PENSIERI DI MAMO

“Le cose facili sono stupide.”

Compiere 18 anni, ai miei tempi, era un evento straordinario rispetto ai giovani che diventano maggiorenni oggi, tanto che addirittura lo Stato si complimentava con te ricordandoti di aver raggiunto uno dei primi traguardi importanti della tua vita, e per premiarti lo faceva spedendoti una cartolina, di colore verde (all’epoca non esistevano SMS, MMS, Mail, o altre coglionerie del genere), mediante la quale t’invitavano ad una 3 giorni tutto pagato in un “centro benessere” nel quale, con un accurato e minuzioso check up, ti avrebbero rassicurato sul tuo stato di salute e idoneità fisica: la visita militare.
Per protrarre i festeggiamenti, se avevi felicemente superato gli esami medici, a distanza di qualche mese t’inviavano una seconda cartolina d’invito, di un verde più sbiadito rispetto alla prima, per comunicarti che avevi vinto un soggiorno in uno dei tanti resort di loro proprietà sparsi in Italia, questa volta per un soggiorno di addirittura 12 mesi, e sempre a gratis…Eh, certo…avevi vinto!

Nell’immediato declinai il generoso omaggio perché, una volta conseguita la licenza liceale, avrei potuto iscrivermi all’università, e sostenendo anche un solo esame l’anno, sarei riuscito a procrastinare la vacanza premio. Così feci, dando qualche volta addirittura due esami nel corso del medesimo anno accademico, per eccesso di zelo credo, o forse sperando che raddoppiando il minimo avrei elevato al quadrato anche il termine ultimo previsto per la partenza, ma non ci fu niente da fare. Prossimo ai 24 anni mi comunicarono che se non mi fossi presentato in uno dei loro Mediterranee, sarebbero venuti a prendermi loro…sottolineando che mi avrebbero trovato comunque, qualora avessi voluto giocare a nascondino.

Ancora oggi ritengo che furono i 12 mesi più inutili della mia vita. Pur avendo escogitato diversi escamotage che mi permisero di passare la maggior parte dei giorni fuori da quei recinti, quando stavo dentro la caserma il tempo interrompeva il suo naturale scorrere verso l’avanti: – E quanno me passa?- pensavo. Sentivo che se non avessi commesso la quotidiana cazzata per alleggerire la diuturna giornata, c’avrei lasciato la pelle in quel lager. Ogni “operazione” ovviamente svolta al limite del regolamento, per non incappare nei ricorsi di rigore: le sbarre non le avrei tollerate.

Non so come, arrivò il penultimo giorno prima del congedo. Fui convocato dal Maggiore (il capo sezione dell’amministrativo nel quale ero d’istanza) nel suo ufficio, insieme ai due marescialli con i quali collaboravo (collaboravo?…un po’ sì, un po’ no).

“Massimo, così domani ci lasci. Lo so che per te è stato un anno lungo un secolo, però ormai è passato e sei ad un soffio dalla libertà. Con i marescialli abbiamo pensato…….”…la frase fu interrotta dall’ingresso del Comandante. Tutti sull’attenti, compreso il Maggiore che in realtà sapevo molto amico del Colonnello. “Signori buongiorno. Vedo che siete impegnati, allora passo più tardi.”…poi rivolgendosi a me: “Domani ti congedi ragazzo. Ti volevo dire una cosa: tutto l’anno hai combinato quel cazzo che ti è parso, ti tenevamo d’occhio, cosa credi (eravamo circa 1000 persone in quella caserma, tra ufficiali, sottufficiali, avieri, civili che vi lavoravano, e le 600 reclute che mensilmente si alternavano al battaglione), ma l’hai sempre sfangata. Come hai fatto?” “ Mi sono presentato allenato Comandante. Prima di essere un vostro ospite, negli anni della scuola ne ho trascorsi 8 in collegio. Anche quella non la definirei una bellissima esperienza, però penso sia stata una buona palestra per potermi muovere più agevolmente qui.” “ Ahahah….ci vediamo dopo Graziano” e se ne andò richiudendo la porta dell’ufficio.

Il Maggiore, con ancora il sorriso sulle labbra, riprese il discorso che mi stava facendo: “ Ti dicevo che con i marescialli, e d’accordo con il Capitano tuo superiore, abbiamo pensato di farti un regalo. Non perché tu sia stato un aviere modello, sai bene quante volte t’ho parato le chiappe, ma perché nonostante la tua vivacità hai sempre portato a termine i lavori che ti assegnavamo, e ci hai fatto divertire. Non so se ci capiterà più un altro soggetto come te, forse no. Da domani, quando passerai davanti la caserma, se ne hai voglia, vienici a trovare che ci prendiamo un caffè, offro io.”
Mi consegnò un astuccio con all’interno una biro in argento dell’Areonautica Militare, e un biglietto firmato da lui: Buona fortuna!

“Le cose facili sono stupide”. Con queste parole Paolo Crepet ha concluso ieri sera il suo convegno a “Loreto Percorsi”, una rassegna culturale ideata dall’amica Oriana Salvucci che da anni organizza magnifici incontri nelle Marche con le “teste” più valenti del nostro Paese.

Nell’insieme, il concetto espresso dal noto psichiatra e sociologo, è che stiamo vivendo una fase “unicamente” critica rispetto a tutta l’evoluzione che ha condotto l’uomo dalla sua comparsa fino ai giorni nostri. Mi trova d’accordo, non perché lui sia un “eminente”, ma perché la penso proprio così, io che i cinquanta l’ho abbondantemente superati (anche troppo) e sono testimone della transizione da una cultura secolare che ha contraddistinto la mia gioventù, dove se “non sapevi metterti un dito in culo” (è un modo di dire) morivi, a quello che scorgo oggi ogni volta m’affaccio dalla finestra.

Il professore ha concentrato principalmente le sue riflessioni sul pianeta giovani, e in via subordinata su quello dei genitori. Di quanto la tecnologia degli ultimi decenni stia letteralmente vaporizzando le attitudini psico-fisiche di due generazioni, padri e figli. Secondo le sue analisi, le illusioni fornite dalle comodità proposte dal mondo industrializzato non farebbero altro che rendere meno severa la selezione Darwiniana, dunque sempre meno adatti al mondo naturale che ci ha concepiti e sviluppati nel corso di qualche milione d’anni, uniformandoci ad uno “standard” virtuale, che come il termine indica, non avrebbe niente a che vedere con la realtà. In pratica l’uomo si sta rincoglionendo in modo logaritmico proporzionale allo sviluppo delle tecniche fantasiose “propinate” dalle multinazionali dell’informatica. Si beneficia il virtuale a dispetto del virtuoso: pazzia pura.

Tra i tanti esempi ha menzionato la Corea del Sud, nazione “all’avanguardia” sotto questo aspetto, dove, secondo le stime, ci sarebbero 15 milioni di persone, su una popolazione di 90, che pur di avere in tasca un i-phone non hanno il denaro per acquistare il pane. Anche lì ci sono stato, a Seoul, e li ho visti con i miei occhi. Ha paragonato il cervello ad un muscolo, che come tale si comporta se non stimolato: si atrofizza fino a perdere qualsiasi funzionalità. Vogliamo fare un esempio?…e che ce vo’! Un caso personale. Prima dell’avvento dei “telefonini” ricordavo a memoria un centinaio di numeri telefonici. Vi assicuro non è un’esagerazione. Con il cellulare è un’operazione che non ho più compiuto, perché inserisco il numero in rubrica associandolo ad un nome. Quando devo chiamare digito il nome e parte la chiamata, e del numero….chi s’è visto s’è visto…già successo. Praticamente ora, se perdo il telefono, ammesso che trovi un telefono pubblico, non saprei chiamare neanche un’ambulanza in caso di necessità (si fa per dire).

Ha evidenziato la mancanza d’idoneità alla vita dovuta all’incapacità di affrontare prove via via più complesse, e da qui la schizofrenia generale con la quale si reagisce non appena si presenta un’eventualità fuori “dall’ordinario”, reazione questa facilmente riscontrabile nel terrore che la gente prova nel quotidiano per delle semplici banalità. Insicurezza, mancanza di controllo, sottostima di se, arroganza spicciola, ostentazione per mascherare le proprie pochezze, sfiducia nel futuro (vedi incrementi di nascita zero nel 2015 in Italia), un mondo in pratica, e la nostra nazione nello specifico, destinata ad auto estinguersi, o ad essere facilmente sopraffatta da quelle popolazioni che delle tante “pugnette” tecnologiche hanno fatto scarso uso, o nullo. Quelli che noi chiamiamo boriosamente “del terzo mondo”……ahahah….poveri noi.

In tutto questo, però, uno o più aspetti positivi ci sono: grande crescita economica e potere d’influenzare le masse per quelle poche “mega” aziende mondiali costruttrici di illusioni, e relativo incremento di studi dove operano strizzacervelli “capaci” di trovare le soluzioni ai mille problemi che affliggono l’uomo della strada (quest’ultima considerazione il professor Crepet non l’ha fatta..l’aggiungo io pour divertissement).

Piacevole serata. Grazie Oriana, amica mia, arrivederci al prossimo appuntamento il 29 luglio con Vittorio Sgarbi che ci allieterà lo spirito presentandoci il “Lorenzo Lotto”.

Un abbraccio, Mamo

 ph Mamo