FIORI AL VENTO: Marco Santini

“Nooo….non è impossibile!”…..Una di quelle frasi che ho in testa da una vita…chi se la ricorda?
Beh, certo, se non siete minimo prossimi ai cinquanta allora sì che è impossibile. La pronunciava durante uno sketch pubblicitario un uomo che stava in una vasca di vetro e immerso per ¾ nell’acqua: Franco Cerry, uno dei primi jazzisti italiani. Quello spot che promuoveva un detersivo per lavatrici era una delle ultime cose che potevo vedere in TV la sera, su Carosello, poi tutti a nanna, alle 9, alle 21. Vita sana!
Anni dopo, diversi anno dopo, l’ho conosciuto Franco, e l’ho anche ospitato in un mio locale dove il giovedì si faceva musica jazz. Gran bella persona, oltre che gran musicista.

“Qualche giorno fa, incontrando il nostro amico comune in un bar, mentre si parlava di caso, coincidenze, sincronicità, è venuto fuori che conosceva un violinista che aveva tenuto un concerto all’alba, al mare, proprio con Cerry. Proprio in quei giorni avevo pensato di chiamarlo per scambiare quattro chiacchiere da pubblicare sulla rivista, e invece sei venuto fuori tu, per puro “caso”, senza che gliene avessi fatto cenno. Tu credi nel destino?”

“ Non so se esista un destino, uno spirito guida o qualcosa di simile, ognuno lo chiama come vuole, ma penso che la mia vita da musicista sia stata determinata dal caso.
Mamma, fin da piccolissimo, aveva notato quanta attenzione ponessi nell’ascoltare tutto ciò che trasmetteva musica così, quando avevo cinque anni, mi affidò ad una insegnante di propedeutica.
Dopo qualche lezione di pianoforte, visto che ero sveglio nell’apprendere, mi propose di provare un violino, che era il suo strumento preferito. E’ stato un caso?..una coincidenza?..non lo so.
Passò del tempo durante il quale progredivo nei miei studi e a otto anni convinsi anche mia sorella Lucia, più piccola di me e che stava cominciando anche lei a studiare musica, a provare questo strumento. Dopo un po’ iniziammo i primi duetti fino al giorno in cui capitò la prima litigata e lei mi spezzò l’archetto in testa.
Il fatto mi diede molto da pensare (ahahah) e le proposi di suonare il pianoforte… almeno!
Quell’incidente familiare decretò il successo di tanti concerti insieme. Quell’archetto spezzato è stata la nostra fortuna.
In Italia lavoriamo abbastanza, visti i periodi, e grazie all’Associazione Marchigiana all’Estero abbiamo avuto il piacere di suonare tanto anche in altri paesi: Australia, Lussemburgo, Uruguay e Argentina.”

“ So che hai trascorso anche un lungo periodo in Germania.”

“ Otto anni per la precisione. Anche questa è un’esperienza che posso attribuire al “caso”.
Quando studiavo al conservatorio, un mio insegnante bulgaro mi parlava sempre di sua figlia, anche lei musicista, che sarebbe andata a lavorare presso un’importante Università della musica tedesca e mi ripeteva in continuazione: “Anche tu dovrai andare lì”. Erano parole alle quali non attribuivo nessun significato.
A diciotto anni mi diplomai sia al conservatorio che a scuola e per circa un anno suonai con diverse orchestre italiane. La cosa mi piaceva molto ma sentivo che avrei potuto fare esperienze diverse. Mi ricordai le parole del mio insegnante bulgaro e, quasi per gioco, feci domanda d’ammissione in quell’importante istituzione tedesca. Dopo aver sostenuto la prova richiesta fui ammesso alla Hochschule fur Musik di Heidelberg-Mannheim, dove mi diplomai a pieni voti.
All’inizio è stato difficile. Non mi riferisco allo studio, per me la musica è tutto, quanto alle difficoltà d’inserimento in quella realtà straniera di cui non conoscevo le abitudini e tanto meno la lingua. Sono un tipo socievole e non poter comunicare spontaneamente mi fece cadere in una profonda depressione.
Con tanto sforzo provai a considerare gli aspetti positivi e tentai di reagire a quella situazione che mi creava un vero malessere. C’erano tanti studenti che come me provenivano dalle più svariate parti del mondo così, nel 2005, proposi di costituire un organico che ci permettesse ogni tanto di raggiungere i nostri rispettivi paesi d’origine e far ascoltare la nostra musica.
E’ nata così la Mannheimer Ensemble, un’orchestra d’archi con una formazione di base costituita da 15 elementi che, quando per esempio suoniamo in Cina, arriva anche a 60. In quel paese i teatri sono molto grandi. Abbiamo suonato anche in Italia, Germania, Spagna, Grecia, Romania, Brasile, Russia, Stati Uniti e Mongolia.”

“ Sei giovanissimo ma hai già percorso un’infinità di strada. Suoni musica classica ma non disdegni il jazz o la world music, insegni ai giovani, componi colonne sonore per teatro, cinema e documentari, giri il mondo come rappresentante delle Marche, hai ricevuto riconoscimenti e cittadinanze onorarie e t’ha scritto addirittura una lettera d’ammirazione Papa Francesco per una tua composizione eseguita nel Pantheon di Roma presenti le più alte cariche dello Stato: credo che tu sia molto contento.”

“ Se ti dicessi che i riconoscimenti da parte di uomini importanti non mi facciano piacere sarei un ipocrita ma, credimi, quello che mi riempie di gioia è l’emozione che prova il pubblico durante i concerti che teniamo in giro per il mondo.E’ come se in quei momenti tutta la platea t’abbracciasse. Sono momenti indescrivibili. Purtroppo non sempre è possibile muoversi con l’orchestra perché siamo tanti, e allora suono in duo con Lucia o con un mezzo che ho ideato ad hoc, una specie di camper che si apre e diventa un teatrino, un palco itinerante completo di tutto mediante il quale presento uno spettacolo settecentesco con archi e dame in costume. I costi sono contenuti e mi permette più facilmente di fare ciò che più mi piace: musica!”

Marco mi ha raccontato tante cose e tante storie bellissime, ma una in particolare ha dell’incredibile. Un certo giorno si presenta a casa sua un ragazzo che ha fatto il magazziniere per tutta la vita e una notte fa uno strano sogno: una persona defunta, a lui cara, gli dice che deve costruire un violino. Il mattino, quando si sveglia, senza né arte né parte si mette all’opera. Quel ragazzo è ora uno dei più quotati liutai in circolazione. Appena me lo presenta ve ne parlerò, perché sembra una favola.

“Quando diventerai famosissimo ci saluteremo ancora, sì?”

“Se è destino!…..ahahah….”.

Il maestro Santini m’ha regalato anche un CD delle sue composizioni e ce n’è una in particolare che ascolto spesso.
C’è un commento scritto per questo brano che fa così: “Tutti noi abbiamo perso qualche persona speciale nella nostra vita. Secondo me queste persone continuano a vivere dentro di noi e a influenzarci, e mi piace immaginarle come fiori al vento.”
Peccato che le pagine della rivista non possano suonare , capireste di cosa parlo.

Ci vediamo presto maestro. Sto organizzando una festa in un posto molto bello e tu sarai uno dei musicisti della serata. Famme fa’ ‘na bella figura…..ahahah…..Un abbraccio grosso.

Mamo