EFFETTO DOMINO: Carlo Bisci

Una piacevole mattinata passata con uno che le cose le studia….Uno scienziato ed un amico..

Campo di rilevamento geologico:
A: “Scusi, possiamo entrare nel suo recinto?”
B. “Si, maaa…che dovete fare?”
A. “Prendiamo per un attimo qualche giacitura e andiamo via subito.”
B. “Mmmh…va bene, prendetele pure, basta che poi le rimettete a posto, eh!”
(tratto da geologi.it – il sito dei geologi italiani: “Mai dire geologi”)

Una volta lessi una frase: “ La più grande arma di distruzione di massa è l’ignoranza”. L’autore non lo ricordo, ma il senso mi fu subito abbastanza chiaro. Una piacevole mattinata con il Prof. Carlo Bisci, Geologo e Climatologo dell’Università di Camerino

“ Ho fatto tutta la mia carriera in UNICAM, tranne un parentesi iniziale nella quale frequentai Ingegneria a Bologna. Dopo un po’mi resi conto che quella facoltà non mi avrebbe dato quello che stavo cercando: troppa tecnica e troppa poca scienza per i miei gusti. Preferisco le scoperte alle invenzioni, così mi trasferii a Geologia qui a Camerino e qui ancora sto. Si, va be’, una volta laureato seguii corsi di specializzazione in Olanda, con il Sevizio Geologico degli Stati Uniti, col Ministero dei Lavori Pubblici giapponese ed altre esperienze in Amerca latina e in Africa, però fondamentalmente sono un uomo UniCam. Da neo laureato precario a tecnico, poi come ricercatore, e infine, da una quindicina d’anni abbondanti, come professore.

Mi sono sempre interessato non tanto della Geologia come la intendono tutti – delle rocce “di profondità”, tanto per capirci –  quanto di quello che avviene in superficie. Qual è l’impatto degli agenti atmosferici, dello scorrere delle acque, delle onde di mari e oceani, e di come si modifica la superficie terrestre di conseguenza, più Geomorfologia che Geologia, dunque. In particolare mi occupo di clima, degli effetti sia sull’ambiente naturale che su quello antropizzato: quindi, studio frane, esondazioni di torrenti e fiumi scatenate dalle piogge, erosionedelle coste, e, di conseguenza, anche dell’impatto socio-economico derivante da questi fenomeni. Questo sia con il clima attuale che con quello in previsione, dato che ciò che comunemente viene denominato “riscaldamento globale” credo che sia ormai una realtà inoppugnabile sotto gli occhi di tutti: basta guardare gli ultimi tre “maledetti” uragani che hanno investito recentemente Caraibi e il sud degli Stati Uniti.

Inoltre, sono un grande appassionato di computer (il primo, da ragazzo, me lo costruii in casa assemblando pezzi racimolati qua e là) e il primo corso d’informatica lo seguii da studente, alla fine degli anni ’70.Tendo, dunque, a utilizzare questo prezioso strumento in tutte le applicazioni possibili: pacchetti di statistica, di elaborazione di immagini satellitari e, soprattutto, sistemi informativi territoriali. Difatti uno dei Corsi che tengo regolarmente da più di quindici anni riguarda proprio l’analisi e la rappresentazione cartografica del territorio. Su questo argomento da tempo tengo anche un Master indirizzato verso la Pianificazione Territoriale che, secondo me, è un settore davvero troppo trascurato (avevamo provato a lanciare un Corso di Laurea di questo tipo, ma i vincoli burocratici ci hanno costretto a chiuderlo dopo soli tre anni). Tutti i disastri che avvengono in Italia, e non solo, accadono per il semplice fatto che non si è attuata a suo tempo una pianificazione preventiva adeguata.”

“Cosa intendi Carlo per Pianificazione?”

“Te la faccio semplice,con un esempio… a meno che tu non voglia frequentare il Corso di Laurea, e allora…ahahah…..

Le nostre coste stanno tutte più o meno arretrando e questo comporta notevoli conseguenze negative sotto l’aspetto socio economico, nonché un alto fattore di rischio per le popolazioni che vivono in prossimità dei corsi d’acqua e dei mari.

Se tu vedessi le carte dei primi del ‘900, noteresti che dei corsi dei fiumi della nostra regione presentavano un aspetto sinuoso assecondando garbatamente la morfologia dei territori che attraversavano. L’acqua, come l’aria, sa sempre qual’ è il suo percorso ideale: segue la via di minor resistenza e così facendo crea il paesaggio, stabilendo un equilibrio più o meno stabile e duraturo.

Nell’ultimo dopoguerra (non che l’uomo non cercasse d’imbrigliare la Natura anche prima, ma era tutto più blando), con lo sviluppo economico e la sete di ripresa di una popolazione devastata dagli eventi bellici, si diede inizio ad una serie di interventi edilizi a casaccio (stava per dire a cazzo di cane) che snaturarono quell’equilibrio, appunto, che si era creato nel corso dei secoli, se non dei millenni; e quello fu l’inizio della fine.

Eliminazioni delle anse per “meglio” sfruttare i terreni, per l’agricoltura, o per l’insediamento di zone industriali, dunque canali sempre più dritti, con argini rialzati e zone circostanti cementificate. Già questo dovrebbe far capire che se la portata d’acqua rimane costante, la velocità di scorrimento aumenta notevolmente e, in caso d’inondazione, la corrente ha una maggiore potenza devastante.Nel momento in cui la portata d’acqua aumenta considerevolmente oltre lo standard (vuoi per lo scioglimento di copiose nevicate, o per eccezionali precipitazioni piovose), gli argini artificiali vengono sfondati, o tracimati. Risultato? Inondazioni a cascata che spazzano via tutto quello che attraversano (tra l’altro, il cemento che incontrano impediscono l’assorbimento da parte del terreno e aumenta la velocità di propagazione). Anche prima dell’intervento “umano” i fiumi tracimavano, ma in maniera più progressiva e difficilmente violenta, per di più interessando di solito zone non ancora intensamente urbanizzate..

Sono anche state costruite dighe per la produzione di energia elettrica e briglie lungo gli alvei, eovviamente i detriti provenienti dalla montagna si arrestavano dietro di loro. La “fame” di cemento e asfalto ha poi portato a scavare ghiaie e sabbie dai letti fluviali, che qundi sono stati erosi fino ad incontrare la roccia, che per lo più è di origine argillosa vicino alle coste, con conseguente aumento della velocità di scorrimento delle acque. Oltretutto, quando l’argilla viene erosa, i detriti che si creano sono così fini che quando arrivano al mare intorbidicono le acque e distruggono l’habitat dove proliferavano i molluschi. L’argilla non è sabbia: è così fine che può tappare i sifoni di respirazione di vongole, telline e cannelli che,quindi,muoiono, riducendo il pescato, che diventa quindi più raro e costoso.

I ponti: luci troppo strette e troppi pilastri sul fiume. Quando c’è una piena, torrenti e fiumi strappano cespugli e tronchi d’albero che si incastrano tra i basamenti, creando “dighe” e l’acqua dove vuoi che finisca? Nei centri abitati circostanti naturalmente, che in qualche caso sono anche costruiti ad un livello più basso dell’alveo, dunque predisposti ad essere sommersi.

Ultimi due aspetti del ‘900, nocivi per la salute di fiumi e mari, furono la forestazione intensiva nelle zone di montagna (specialmente nell’era di Mussolini), e lo spopolamento delle campagne per andare a lavorare in fabbrica. Se i terreni sono lasciati incolti o troppo vegetati non creano abbastanza detriti da far trasportare dai fiumi e destinati al litorale.

Arriviamo al mare.
Innanzi tutto, i detriti trasportati dalle “vene della terra” sono decisamente minori e di diversa composizione. A parità di moto ondoso, è chiaro che il mare prevarrà sulla costa che non è più rifornita di sedimenti. In più, nei decenni, sono stati costruiti pennelli e barriere (moli e serie di scogliere) che hanno snaturato completamente l’aspetto del litorale. Nelle nostre zone, diciamo dal Molise fino al Conero (oltre il Conero la situazione cambia un po’), il moto ondoso prevalente va da sud verso nord. Se incontra una barriera più o meno perpendicolare al suo andamento, prima di tale ostacolo accumula sedimenti, subito dopo invece scava. Che è successo? Che quelli che avevano una spiaggia prima della barriera, l’hanno vista consolidarsi sempre più ed estendere. mentrequelli che erano a nord l’hanno vista assottigliarsi ancor di più per effetto delle mareggiate e della conseguente erosione. Che soluzione hanno adottato? Costruzione massiva di pennelli e barriere via via sempre più a nord, uno dietro l’altro, fino al deflettore naturale del Conero, con conseguente trasporto di sedimenti al largo a scapito della costa; e quelli sono detriti destinati alle spiagge, persi per sempre. Aspetto da non trascurare è che da decenni si costruisce in prossimità del mare perché fa business ( Turismo: strade, autostrade, ferrovie, chalet, ristoranti, alberghi, ville, se non interi paesi) pretendendo che il mare rispetti le pazzie dell’uomo, ma al mare dell’umana idiozia non je ne può frega’ de meno.

Riscaldamento globale.
Per chi ancora avesse dei dubbi sulla sua esistenza, basti ripensare all’estate appena trascorsa e a questo primo scorci di autunno. Quando la temperatura s’innalza (la temperatura è una forma di misura dell’energia), oltre che modificare l’andamento della pressione atmosferica, le acque evaporano più velocemente, e più velocemente prima o poi ricadono con abbondanza in qualche modo proporzionale al flusso con il quale sono risalite in atmosfera. Quando, nelle zone più fredde, il gelo nel suolo evapora, lascia anche scoperti dei terreni dai quali fluiscono flussi di metano originati da materia organica che prima era intrappolata (il metano crea effetto serra 15/20 volte più “prepotentemente” della CO2). Quando,verso la fine anni ’70, studiavo sullo Strahler   (A.N. Strahler, uno dei maestri dellaGeografia fisica),  il testo del settore più importante di quei tempi, leggevo che il livello di anidride carbonica contenuta nell’atmosfera (il più importante gas serra) era di 3 parti per milione. Recentemente, in un testo del figlio Alan, che ha continuato la carriera del padre scienziato, le parti per milione sono diventate 4, in neppure40 anni!

Ciò implica: modifica dei “nastri trasportatori” di energia (sia aerei che oceanici), desertificazione di alcune zone per mutazioni climatiche, fenomeni estremi sempre più frequenti, scioglimento dei ghiacci con conseguente innalzamento dei mari. In merito a quest’ultimo aspetto vorrei precisare che le masse d’acqua allo stato solido confinate ai poli svolgono un ruolo determinante sul clima e sull’ambiente antropizzato e non. Le enormi distese bianche (sono dei veri e propri continenti) riflettono una quantità enorme di radiazioni solari, termoregolando così il pianeta su una temperatura “vivibile”. C’è poi da considerare che, non tanto quelli dell’Artide che sono già in acqua (Certo! Mi dispiacerebbe per l’orso bianco che scomparirebbe), ma se si dovessero sciogliere i ghiacci della Groenlandia o, peggio, quelli dell’Antartide (cosa che sta già avvenendo), il livello dei mari potrebbe salire di un metro e mezzo/due, creando un esodo verso l’interno di miliardi di genti, visto che più di un quarto della popolazione mondiale vive in prossimità delle coste. Tu capisci che non ci sarebbe più spazio per contenerci tutti.”

“Capisco, capisco benissimo Carlo, ma finché siamo noi due o poco più ad intendere la gravità di questa emergenza planetaria, che ce ‘nventamo? Quali sono le soluzioni possibili, prima che sia troppo tardi?”

“Lo studio sistematico, il monitoraggio attento e, soprattutto, la pianificazione! Ormai abbiamo tutti gli strumenti necessari e le conoscenze appropriate per porre un freno all’auto distruzione di massa, per individuare le zone più soggette a fenomeni distruttivi, per aumentare la resilienza (termine un po’scomodo ma fondamentale, visto che indica al capacità di non “rompersi” in caos di evento negativo) di persone e cose.
Una pianificazione sostenibile e collaborativa che coinvolga non solo gli scienziati, ma anche i cittadini, le istituzioni e, soprattutto, lo spregiudicato mondo della finanza, che pur di perseguire obiettivi stolidamente miopi, mirati solo allo sfruttamento a breve termine delle risorse naturali (che non sono inesauribili su questo pianeta, anzi…), non s’accorge che sta scavando una fossa dove anche lui presto giacerà.
Perseverare nei propri errori non è diabolico, è squallidamente da poveri ignoranti!”

Mamo – ph Mamo

(Prossimamente il Professor Bisci pubblicherà su https://www.facebook.com/Mediageneration-1427795540815610/  e sul sito Mediageneration.it )