DAL CONERO AL QUATAR: Giorgio Cingolani

Quattro chiacchiere e un luuungo aperitivo con un amico, atleta, allevatore e istruttore con il quale è impossibile non sentirsi “a cavallo”. (una storia del 2013).

Hegel diceva che nel mondo nulla di grande è stato fatto senza passione. Le mie esperienze non possono che confermare questa affermazione. Queste strane entità, le passioni, trovano rifugio nella nostra anima fin da quando siamo giovanissimi, e se abbiamo il coraggio di farle crescere mentre noi cresciamo, i risultati delle nostre azioni non possono che essere stupefacenti.
In un piovoso mattino di questa estate anglosassone, sono andato a trovare un vecchio amico, che non vedevo da tempo, con il quale ho rivissuto le emozioni di uno degli sport che praticavo da ragazzo e del quale lui è diventato uno dei più stimati professionisti al mondo: l’equitazione è lo sport in questione, Giorgio Cingolani è l’amico.

“So quello che fai e chi sei diventato, ma non credo di aver mai parlato con te dei tuoi inizi: daje un po’!”

“Mi sono sempre piaciuti gli animali in generale, e quando potevo trascorrevo le giornate in campagna. Intorno ai 7/8 anni, grazie ad un amico di papà, ebbi l’occasione di montare per la prima volta un cavallo. All’inizio ovviamente era un puro gioco. All’agonismo ci sono arrivato a 15 anni, grazie ad un altro amico di famiglia che possedeva una piccola scuderia e un campo ostacoli. Le prime garette regionali di salto ostacoli, i primi concorsi, e a 18 anni mi sono avvicinato agli ippodromi. Diciamo che quello è un mondo un po’ particolare, dove aleggia più business che semplice passione, ma disputare gare al galoppo era l’unico sistema che mi permettesse di montare cavalli di una certa levatura. Quelli sono stati anni nei quali ho accumulato tanta conoscenza grazie ai grandi di questo sport, e tramite loro sono approdato al professionismo. Quei 10 anni sono stati fondamentali per la mia carriera. 81 vittorie in campo nazionale, un patentino da gentleman conduttore e un altro da allevatore proprietario. Gli allevatori conosciuti in quel periodo, che poi sono diventati amici, mi hanno consentito di girare per gli allevamenti di mezzo mondo, il che mi ha permesso di affinare le mie competenze su quello che costituisce la mia professione attuale: allevamento e allenamento dei puro sangue arabi destinati alle competizioni endurance.”

“L’endurance ti vede protagonista nel duplice ruolo di agonista e istruttore.”

“L’endurance è una disciplina che nasce in America sulla scia dei Pony Express: percorrere nel minor tempo possibile la distanza che separa due tappe nel massimo rispetto sia del cavallo che del cavaliere. Le gare propedeutiche possiamo definirle di regolarità, paragonabili e quelle delle moto. Nella 30 e nella 60 km, bisogna rispettare una velocità base che non può essere né inferiore né superiore a quella data. Poi ci sono le gare di velocità che si svolgono su percorsi di 90, 120 e 160 km. I cavalli devono rispettare alcuni parametri di idoneità, che vengono accertati da un’equipe veterinaria il giorno antecedente la gara: non devono presentare malformazioni o zoppie, il battito cardiaco deve rientrare nei parametri e così anche l’età. Il rispetto per il cavallo, nella nostra disciplina, è fondamentale. Mentre nel galoppo, per esempio, iniziano a correre all’età di 2 anni, i nostri li facciamo debuttare a 4, e in gara non possono superare i 12 km/h. A 5 anni possono disputare la 60 km non superando i 15 km/h e solo a 6 anni possono scendere nei circuiti di velocità. A 7 gareggiano nella 120, e a 8 nella 160. Come puoi capire, nella nostra disciplina l’imperativo è massimo rispetto per la giusta crescita del nostro amico quadrupede. Aver tagliato il traguardo nell’endurance non è sinonimo di fine gara. A quel punto entra in azione uno staff affiatato come in Formula 1: c’è chi toglie la sella, chi le redini, chi lo raffredda sul collo con acqua fresca per abbassare il battito cardiaco prima della visita specialistica che sancisce la regolarità dei parametri. Se non rientra negli standards viene squalificato, anche se il riscontro cronometrico risulta il migliore. Solo a quel punto, la competizione si può definire terminata. Da anni sono istruttore nazionale e delegato FISE Marche di questa specialità, anni pieni di successi e grandi soddisfazioni. In qualità d’atleta sono attualmente il più blasonato in Italia con più di 130 vittorie conquistate.”

“Ormai siamo arrivati alla terza edizione della Conero’s Cup, manifestazione che tu e il tuo entourage organizzate ospitando i Reali degli Emirati Arabi. Te gusta?”

“E’ una manifestazione che sta riscuotendo sempre più successo, anche grazie a Gianluca Laliscia, amico e figura di spicco di questa disciplina con il quale collaboro da decenni. In qualità di istruttore alleno molti figli di quelle famiglie. All’attivo posso contare 2 titoli Mondiali, 1 juniores e 1 seniores, anche come allevatore. Oltre che riempirmi di gioia, essere a certi livelli mi obbliga ad affinare continuamente le mie qualità perché le tecniche sono in evoluzione costante,e una volta raggiunta la vetta bisogna lavorare duro per dimostrare che i titoli non arrivano per caso. La massima soddisfazione la provo quando riusciamo a vincere con cavalieri che ho allenato e cavalli che ho allevato, quello che definisco il “binomio perfetto”. Un’altra iniziativa di cui vado fiero è di aver portato nelle Marche un Campionato del Mondo nel 2005. Grazie al supporto della Comunità Montana dei Sibillini, che ha creduto in noi, abbiamo avuto a disposizione una magnifica location a Piedebovigliana. Come organizzatore ho promosso i Mondiali anche in Umbria. E’ stata un’ottima esperienza divulgativa di questo sport grazie alle riprese e alle trasmissioni in diretta della Rai e di una dozzina di emittenti internazionali.”

“Oltre all’endurance Life Style, hai recentemente organizzato il campionato italiano under 14 a Torgiano, dove una tua allieva, Erica Belli di 12 anni, ha vinto la medaglia d’oro su 105 binomi presenti alla manifestazione, e ha mancato il podio per due soli secondi con l’altra allieva, Alessia Giamperetti. Inoltre, mentre sto scrivendo, sei in procinto di partire per Verona, dove una tua pupilla, Donatella Carletti, parteciperà ad una manifestazione internazionale organizzata dalla famiglia Reale di Abu Dhabi, nella quale saranno presenti le 65 amazzoni più forti al mondo. Credo che tu possa essere infinitamente orgoglioso della tua carriera.”

“In effetti le soddisfazioni che ho avuto in tanti anni di agonismo hanno riempito la mia vita, e ciò che mi appaga di più in assoluto è il fatto di allenare tanti talentuosi cuccioli che non smettono mai di dare un senso a quello che faccio. Sono estremamente convinto che quando riusciamo a trasferire ad un giovane le tante esperienze vissute e vedere quel giovane farle proprie per progredire lungo a sua strada, il significato delle nostre esistenze acquista valore. Questo è il mio obbiettivo e non smetterò mai di perseguirlo.”

“Quello che doni agli altri arricchisce il mondo, ciò che tieni per te morirà con te.” Eh sì, amico mio, funziona proprio così.
Un abbraccio grosso….ciao Campione.

Mamo