DAJE CECIOOO!: Alessandro Andreozzi

Dalle parti nostre c’è un detto: – Lu carzolà va in giro co’ le scarpe sfonnate. – ….è proprio vero…ahahah….
Alessandro abita ad una ventina di chilometri da casa mia e andarlo a trovare per sapere le news sarebbe uno scherzo da ragazzi, e invece non ci incontriamo mai. Vengo a conoscenza di quello che combina perché siamo amici su facebook, quando sarebbe molto più interessante sentirlo raccontare di persona, perché la vita di un pilota non è fatta solo di piste e gas a manetta, quella è solo la rappresentazione teatrale, ma tutto quello che c’è dietro?…Quando i riflettori sono spenti e il gladiatore vive la sua solitudine prima della lotta? Sono quelli i momenti che bisognerebbe conoscere, se non altro per capire che differenza c’è tra “l’uomo della strada” e un campione.

Va be’, per rimediare a questa mia trascuratezza vi racconterò le quattro chiacchiere che abbiamo fatto nel gennaio del 2013, quando si era da poco concluso il Campionato Mondiale di Moto2.

Il giorno prima c’eravamo dati appuntamento per telefono. Quella mattina Cecio m’aspettava sotto la veranda della palazzina perché, nonostante fosse pieno inverno, c’era un sole…bellissimo!

“Andiamo dentro che ci mettiamo comodi.”
Dal portoncino d’ingresso percorremmo un ampio corridoio prima di entrare in ufficio. A metà camminamento mi fermai. Sulla destra, appoggiata su una pedana che sembrava un’aiuola, con tante coppe che parevano fiori metallici, un’opera d’arte nera opaco: una MV F4 da 190 cavalli. Non sarà la più performante, ma è la moto più bella del mondo…me piace troppo.

“Hai cominciato a correre da piccolo Alessa’?”

“Ma via! In casa si è sempre respirata aria di motori e papà, grande appassionato, c’avava anche provato a trasmettermi il germe della meccanica, ma sai com’è, i miei amici giocavano tutti a pallone quindi per me esisteva soltanto il calcio.
Sì, avevo un “Apetto” e uno scooterino con il quale giravo nel piazzale dell’azienda di papà o in paese, però era un tipico divertimento come tutti i ragazzi di quell’età e l’idea delle corse non mi sfiorava per niente.

Poi un giorno, avevo 17 anni, accompagnai a Magione un amico che aveva un’Aprilia 125 RS, che ogni tanto andava in pista per girare e imparare a guidare meglio. Terminato il turno del mattino gli chiesi se mi faceva provare e, messo il casco, iniziai ad inanellare qualche giro. Ad ogni tornata abbassavo i tempi precedenti e cominciai a prenderci gusto.

Nelle settimane successive, preso da quella smania, con la complicità di un meccanico provai, di nascosto dai miei, a mettere su un mezzo tutto mio perché quell’esperienza su pista m’aveva ringalluzzito. Purtroppo papà un giorno mi fece tana e passai un brutto momento. Non è uno che ama i sotterfugi. S’incazzò di brutto, non tanto perché facessi qualcosa a lui sgradita, quanto perché, in qualche modo, avevo tradito la sua fiducia non parlandogliene.

Con la coda tra le gambe, passarono i giorni, e quasi stavo per abbandonare l’idea di ritornare prima o poi su quel circuito, finché non arrivò Natale; sai cosa trovai sotto l’albero? Una Aprilia 125 RS SP, assetto corsa.”

E’ così che iniziò la velocissima carriera di Alessandro. Tu pensa quanti giri il Destino architetta per mettere ognuno di noi sulla propria strada…incredibile!

Quattro amici di quelli giusti crearono dal nulla un team per sostenerlo e, quel pilota travestito da calciatore fino a poco prima, riconobbe la sua essenza: era nato per volare e non lo sapeva.

2008 e 2009 disputò due Campionati Italiani per farsi le ossa. Nel 2010 emersero le sue qualità di pilota rapidissimo ma, come spesso accade (quanti piloti m’hanno raccontato la stessa situazione!…provata anche personalmente sui kart..ahahah…), quando per la prima volta si trovò in testa a pochi giri dalla fine di una gara, all’ultima curva si stese.

“Aoh!…Ci credi?Quando mi sono trovato davanti a tutti non sapevo più che fare. Sbagliavo tutto. Ad ogni curva ‘na cazzata, e il traguardo non arrivava mai. Daje e daje, alla fine so’ andato a gambe all’aria…..Lì per lì mi sarei preso a schiaffi, ma poi, una volta calmato, capii che era stata comunque un’esperienza utile…avevo capito che potevo stare lì davanti.”

In quello stesso anno Andrea, il fratello più grande, decide di fargli provare la sua moto, una Ducati 1098 versione stock: Cecio va forte anche con quella.
Terminato il Campionato 125 il fratellone gli fa un regalo: un prototipo Moto2 proveniente dal Moto Mondiale, telaio FTR spinto dal propulsore Honda 600 corsa.
Con quella moto corre nel Campionato Italiano 2011 e lo vince proprio all’ultima gara, il 23 Ottobre, stesso giorno maledetto nel quale perse la vita il Super Sic a Sepang.

“Stavo indossando la tuta, mezz’ora prima della partenza, quando arrivò la notizia: Marco Simoncelli non c’è più. Per qualche minuto non c’ho capito più niente, come fossi andato in trance…era il mio idolo. Poi, quando ho abbassato la visiera ho dato l’anima, e ho vinto.”

Ci fu un attimo di silenzio. Io non commentavo, però continuai a guardare l’espressione del suo volto mentre i ricordi lo stavano attraversando. Nella mia testa passò l’immagine di un testimone consegnato da un pilota ad un altro e Alessandro, come se l’avesse letto quel mio pensiero, mi disse:

“Sai quante volte c’ho pensato?”

Quella mattina del 23 Ottobre a me uscì una lacrima. Di quelle giornate tristi ne avevo vissute troppe, eee…..cambiai discorso.

“Immagino già la risposta Alessa’, perché conosco l’ambiente, ma la domanda te la faccio comunque: da Campione Italiano hai ricevuto contatti per la stagione successiva?”

“Ma come te ne va!? Non chiamava nessuno. Dopo un po’, anche grazie al conforto dei miei e degli amici del team, mi convinsi che sarebbe stato bello lo stesso disputare l’Italiano nella stagione successiva, visto che per il Mondiale del 2012 non c’erano speranze, e invece…..dopo un pajo di gare disputate come wilde card venni miracolosamente ingaggiato dalla SPEED MASTER per sostituire Di Meglio, compagno di squadra di Andrea Iannone che era stato allontanato “per scarso rendimento”, dicevano loro.

La verità è che il team era di proprietà del padre di Iannone, e della seconda guida a loro non fregava proprio niente. Poi c’ho parlato con Mike (Di Meglio). E’ stato lui ad andare via, no che l’hanno allontanato. Con Andrea di simile c’avevamo solo le carene, tutto il resto…….
Comunque quelle 10 gare mi sono servite tantissimo, è stata la mia università, e girare con una moto “mezza-mezza” a pochi decimi dai migliori del Mondo m’ha dato maggior fiducia in me stesso. Adesso mi sento più forte.”

In quell’occasione parlammo anche della sua vita privata e mi confessò di voler molto bene alla ragazza con cui stava, anche se “certe volte è più difficile trattare con lei che con 30 avversari in pista”, parole sue….ahahah…
Di lì a qualche settimana sarebbe partito per Phillip Island per disputare il suo primo Campionato Mondiale in SuperBike.

“Occhio ai gabbiani!”

“ahahah…..E’ vero. Se ne becchi uno, e non ti fai male, il giro dopo devi fare zig zag tra tutti gli altri che si fiondano su quello morto. Finché non lo tolgono dalla pista è impossibile girare.”

Dal 2013 ha sempre corso in SBK con ottimi piazzamenti e varie scuderie, anche se non del tutto ufficiali.
Da quello che ho capito, quest’anno correrà l’Italiano con il suo vecchio team, in sella ad una Yamaha R1. Mentre scrivo è in Spagna per i tests invernali che precedono il Campionato.

Quando quella volta ci siamo salutati mi rivelò anche un suo sogno che però mi chiese di non scrivere, perché porta sfiga.
Se quest’anno non me viene a pija’ una volta che va a correre e non mi porta ai box….parlo!….ahahah…..

Un abbraccio Campione, eee…..Dajececiooo!!!

Mamo