CINEMA A PENNELLO: Paolo Marinozzi

“Non so se considerarmi un bambino, un adolescente….un uomo che non ha mai smesso di giocare, chissà, sicuramente un fortunato. Nonostante tutto quello che ci accade intorno ho mantenuto quello spirito di quando ero piccolo, quando vedevo tutto bello, tutto pulito, quando tutto mi interessava.”

Quando ieri ho postato le quattro righe su Lorenzo Baldassarri, la foto che accompagnava il racconto l’ho presa dall’archivio di Paolo che, oltre essere l’ideatore del museo “Cinema a pennello”, ne ha realizzato anche uno sullo Sport, dunque è un ottimo “serbatoio” di reperti e materiale fotografico.
Qualche anno fa lo andai a trovare e gli chiesi come gli fosse venuta l’idea di costruirsi un museo in casa, anzi due, ma quello della cartellonistica cinematografica l’hanno reso famoso in tutto il mondo.

“Devo essere onesto con te. Non direi che è stata una mia volontà. E’ avvenuto tutto per caso.
Un giorno, circa trent’anni fa, ero a Roma per cercare dei manifesti del principe De Curtis. Mi servivano per una manifestazione che stavo organizzando al mio paese per commemorare il 25° della sua scomparsa: “Totò a Montecò”.
Frequentavo spesso la capitale e conoscevo bene alcune botteghe d’antiquariato e piccole gallerie d’arte. In una di quelle sentii dei vecchi parlare di alcuni pittori che avevano molto lavorato per il cinema, le cui opere però non avevano ricevuto la stima che meritavano.
Il fatto mi colpì. In effetti, pensai, il ‘900, tolte tutte le atrocità causate dalla pazzia, è stato caratterizzato da scoperte e invenzioni incredibili, uniche nella storia dell’uomo, e il cinema era una di queste.
Approfondii il discorso con quegli anziani e mi resi conto che le locandine esposte nelle bacheche fossero la massima espressione pubblicitaria mai realizzata. Erano quei cartelloni che invitavano la gente ad entrare nelle sale, non c’erano i trailers che abbiamo oggi.
Feci anche un’altra considerazione. Negli anni ’90 era già esplosa la raccolta dei manifesti cinematografici ma, che io sapessi, nessuno s’era presa la bega di collezionare gli originali, le vere opere d’arte.
Tu pensa. Una volta stampate le locandine, i quadri finivano sugli scaffali polverosi delle tipografie o, peggio ancora, nelle stufe dei laboratori. Hai idea di quante opere si siano perse?
Iniziai a raccogliere come un matto. All’inizio non mi conosceva nessuno, e non c’era internet, dunque…..Viaggiavo in continuazione per conoscere i pittori che erano ancora in vita e che conservavano qualche loro lavoro. Non fu semplice, ma con tanta pazienza iniziai a fare magazzino, finché nel 2011 potei aprire il museo, il mio museo…ahahah…
Oggi sono soddisfatto di aver dedicato tutti quegli anni agli studi e alla ricerca, per due motivi. Uno è quello di aver salvato dal macero tante opere di artisti che non meritavano di passare inosservati. L’altra gioia è quella di ospitare, praticamente in casa, nel Palazzo Marinozzi, tanti visitatori, soprattutto stranieri, e tanti giovani dall’Accademia che vengono per studiare e scoprire le tante forme dell’arte.”

All’inaugurazione del museo, nel 2011 ci fu una madrina Super, che così si espresse:

“Dico subito che questo invito a partecipare all’inaugurazione di un evento dedicato al cinema mi ha, in un certo senso, sorpreso per un paio di motivi.
Il primo riguarda l’argomento che, per una volta, non prevede la solita premiazione ad una prima di un festival, ma un’intera storia cinematografica attraverso i cartelloni pubblicitari che anticipavano per le strade la proiezione del film nelle sale.
La seconda sorpresa è dovuta al fatto che questa iniziativa, particolarmente significativa, anziché in città predisposte come Roma, Venezia o Cannes, avvenga in un minuscolo centro marchigiano.
Se debbo essere sincera, un’ulteriore curiosità mi ha stimolato la fantasia: la possibilità di ammirare personalmente le opere grafiche che riguardano la mia carriera, primo tra tutti il bozzetto “C’era una volta il West”, film al quale sono particolarmente affezionata.
Probabilmente noi protagonisti dello schermo dovremmo essere più riconoscenti verso questi pittori che, con la loro arte creativa, hanno saputo illustrare volti e storie rimaste per sempre nella memoria popolare. Anche se ho avuto di recente l’impressione che ci sia una maggiore attenzione a questa che, secondo me, è una importante corrente figurativa del Novecento, sinora recepita dai soli esperti e pochi collezionisti.
Noto infatti con piacere che, negli ultimi tempi, una più alta considerazione sta progressivamente maturando, oltre che negli appassionati di cinema, anche nell’opinione pubblica.
Attenzione rivolta sia verso i già rarissimi mainifesti che per i bozzetti dipinti, pezzi unici e originali, vere e proprie opere d’arte. Proprio come queste che si trovano esposte a Palazzo Marinozzi di Montecosaro dove esiste, che io sappia, il primo Museo del genere in Italia, e forse al mondo.
E’ con piacere, dunque, che aprirò le porte di questo meraviglioso ed unico set cinematografico entrando con particolare curiosità nell’incantevole percorso, dove poter assistere ad un evento davvero originale e riuscire a vederne di tutti i colori perché…pitturato col pennello!”. – Claudia Cardinale. –

Da quel giorno ne sono passati tanti di attori e di “gente” del cinema nel suo Museo, e tutti i media si sono interessati a questo suo originalissimo “capriccio”.

Personalmente non ho mai collezionato niente, se non esperienze e storie di vita, e non mi pento di non avere in casa un “mucchio” d’oggetti di qualche genere. Primo perché ci sarebbe da spolverarli ogni tanto, e già questo sarebbe un pensiero non da poco. Poi perché sono fedele alla filosofia del “Granchio”, corrente ideata da un vecchio amico argentino, un fisico che lavorava all’Enea di cui non ho più notizie da tantissimo tempo. Spero stia bene, anche se aveva vent’anni più di me.

Una sera, davanti ad una grigliata e un fiasco di vino rosso, sparò questa:
“Massimo, non es importante che tu abbia cottage in montagna o yacht al mare. Es muy importante invece avere amigos che tiene cottage e jacht….tu vai quando vuoi, e loro pagano.”

Paoletto!…Noi siamo amici, vero?….ahahah…..Un abbraccio, e bravooo!

Mamo