Quando li ho incontrati, nella primavera del 2014, la situazione era più o meno questa che vi presento qui sotto. Negli ultimi due anni hanno vinto ancora tanto…di più!
ANDREA ANGELETTI
Campionati italiani:
18 ori
10 Argenti
5 Bronzi
Campioanati Europei:
8 Ori
10 Argenti
6 Bronzi
Campionati Mondiali:
3 Argenti
World Games (Giochi Olimpici)
1 Oro
1 Bronzo
– Record Mondiale Assoluto 300mt Cronometro
pista 2013 23.831s
– Record Mondiale Assoluto 500mt Pista
39.684
DANNY SARGONI
36 titoli provinciali
25 titoli regionali
Campionati italiani:
6 Ori
3 Argenti
9 Bronzi
Campionati Europei:
2 Ori
Campionati Mondiali:
1 Bronzo
Prima di scrivere queste quattro righe ho pensato…ho pensato sul perché non seguo molto il calcio e, dopo qualche riflessione, mi sono dato una risposta. Non ho niente contro il gioco del pallone, anzi, considero lo sport, qualsiasi sport, una delle attività più formative che un essere umano possa svolgere, dunque il calcio non fa eccezione. Se non mi attira particolarmente, il motivo sta nella tifoseria: è a senso unico. Ho girato un po’ questo mondo e mi sono reso conto che è un fenomeno tipicamente italiano e di qualche paese povero del Sud America.
Lo so che è lo sport più praticato al mondo, ma altrove c’è attenzione anche per le altre discipline. In Italia lo sport si divide in calcio e sports minori… ma minori di che? Siamo circondati da ragazzi che eccellono a livello internazionale nelle più svariate discipline ma non se li “incula” nessuno, per il semplice fatto che non hanno un pallone tra i piedi. Non mi sembra corretto, non mi sembra sportivo, non mi sembra intelligente.
A Pollenza, in provincia di Macerata, esistono due campioni, Danny Sargoni e Andrea Angeletti, venticinque anni l’uno e ventitré l’altro. La loro disciplina è il pattinaggio di velocità e nella loro carriera hanno già collezionato il collezionabile.
“Come mai due campioni dello stesso sport in un paese così piccolo?”
“Storicamente Pollenza è rinomata per aver allevato tanti atleti di pattinaggio perché nella nostra provincia è stato uno dei primi comuni ad allestire una pista di una certa importanza, e questo ha dato modo agli appassionati dell’epoca anche di formare un nutrito vivaio. Quando ho iniziato – mi racconta Danny – avevo quattro anni e allora, tutti i pomeriggi, eravamo più di quaranta cuccioli in pista a giocare e a divertirci tra i birilli. Era una festa continua.
Ora purtroppo le cose sono cambiate. La società non ha più i sostegni economici di una volta e così siamo stati costretti a “emigrare”in altri gruppi sportivi, anche se a livello di strutture c’è l’impianto di Casette Verdini, un gioiello che ha ospitato competizioni come i Mondiali.”
“Mi dicevate che le prime gare le avete affrontate quando avevate sette anni, per poi passare alla pista esterna dopo i dieci. Tu Andrea, in particolar modo, gareggiavi spesso sui 1500 e 3000 metri nel Campionato Italiano: come mai? Avevano scoperto che eri particolarmente dotato di fibra muscolare bianca?”
“No no, è perché da piccolo non c’avevo voglia di fare un cazzo!… praticamente. L’allenatore mi metteva in pista e mi diceva – Pattina Andrè, pattina! -. Lo spirito agonistico m’è venuto dopo, quando sono cresciuto un po’. Agli inizi prendevo tutto per gioco, mi piaceva pattinare per divertirmi e stare con gli amici e, probabilmente, se sono diventato un agonista è perché nessuno mi ha mai forzato veramente in quella fase, anche se i miei mi facevano percorre centinaia di chilometri in macchina la domenica per partecipare alle varie gare.
A distanza di tempo sono convinto che questa sia stata la mia fortuna. Quanti ne ho visti di bambini forzati dai genitori o dagli stessi allenatori, ragazzi che avrebbero potuto dare molto, ma proprio per essere stati messi sotto una continua pressione hanno smesso a 17/18 anni, nauseati non dallo sport, ma dalla stupidità di coloro che li circondavano, a cominciare dalla famiglia.”
“E’ stato così anche per me – aggiunge Danny – spesso, se non sempre, i potenziali atleti vengono bruciati da chi li segue. Della vecchia guardia in nazionale siamo rimasti noi due; i nostri compagni hanno abbandonato tutti.”
“A cominciare da quando eravate allievi vi siete dimostrati tra i pattinatori più forti al Mondo; vorrei che mi raccontaste quanto e cosa l’esperienza che avete accumulato in tanti anni di competizioni v’ha insegnato.”
“L’esperienza è tutto! – risponde Danny mentre Andrea annuisce – Chi fa competizione è a livello fisico più o meno sullo stesso piano. Quello che abbiamo sviluppato con il passare degli anni è l’aspetto mentale. Innanzitutto bisogna far tesoro dei propri errori, capire dove si sbaglia e provare a migliorarsi. Quando un atleta però decide di continuare a perfezionare la propria tecnica, prima o poi arriva alla piena padronanza dei suoi mezzi fisici; a quel punto la differenza la fa la testa. Quando i Mondiali si svolgono in Columbia o in Corea, dove il pattinaggio è seguito allo stesso livello del calcio qui da noi, entri in pista sotto lo sguardo di 50.000/60.000 spettatori. Se non sei concentrato su te stesso, le emozioni e i pensieri ti tagliano le gambe. E’ determinante saper gestire la tensione, cosa che serve molto anche nella vita di tutti i giorni, quella che viene definita la Calma Olimpica.”
“ Perché un ragazzo dovrebbe scegliere di pattinare?”
“Perché è uno sport pulito, come tutti quegli sport che non sono oggetto di interessi economici, innanzitutto. E’ chiaro che noi siamo in nazionale perché la passione ci ha portato lì, ma pattinare è comunque divertente, salutare e permette lo sviluppo di un’elevata coordinazione motoria.”
Questi due fenomeni, perché sono dei fenomeni, inseguono il loro sogno fin da quando erano piccolissimi e parlare con loro dà un piacere unico. Sono leggeri, morbidi, senza contraffazione; non accennano al minimo sacrificio fatto, non si lamentano e, aspetto determinante, non lo fanno per soldi. Pur essendo tra i più forti al mondo, in un anno, tra ingaggi e trofei vinti, guadagnano si e no la cifra che percepisce mensilmente un ragazzo che gioca in terza categoria. Ora si stanno preparando in vista dei Mondiali che si svolgeranno a Novembre a Rosario, in Argentina (ricordo che la chiacchierata è del 2014). Prima di salutarci ho fatto loro un’ultima domanda.
“Solitamente a che età arriva la carriera di un pattinatore?”
Non ricordo chi dei due m’ha risposto:
“Finché dentro casa qualcuno ti dice: Vanne a fatigà!”
Ahahah…un abbraccio immenso a tutti e due, siete i migliori!
Mamo